Grafologia investigativa e criminalistica

In un recente articolo dedicato alla Grafologia investigativa criminalistica, abbiamo ricordato che nel nostro Paese ci sono oltre 35.000 persone scomparse e che ogni anno, solo in Italia vengono uccise più di 135 donne.

Da questi allarmanti dati, emersi da un’indagine dell’Ufficio del Commissario del Governo, ne consegue che sarebbe davvero auspicabile che vengano predisposte delle normative che regolino il complesso e sempre più diffuso fenomeno che riguarda le migliaia di persone scomparse in Italia, come già è stato fatto in passato per il Femminicidio.

Oggi vorremmo riagganciarci all’articolo che avevano pubblicato qualche tempo fa per ampliare la nostra indagine in un’altra direzione. Quella che riguarda le correlazioni che sussistono tra le scritture dei suicidi e quelle delle persone scomparse con lo specifico momento dell’atto compiendo, cioè quando si è verificato l’evento a danno del sempre più crescente numero di vittime per cui si può presupporre un’azione omicidiaria che però, purtroppo, non ha portato al ritrovamento del corpo.

Alcuni di voi sicuramente ricorderanno il caso di Roberta Ragusa, scomparsa in circostanze misteriose nel 2012 a San Giuliano Terme in provincia di Pisa. Questo notissimo caso di cronaca, entra a pieno diritto nella sezione dedicata alla Grafologia investigativa, perché, come già avevamo accennato nel precedente articolo, quando il marito Antonio Logli denunciò la scomparsa della moglie alle Forze dell’Ordine, insieme alla sua testimonianza fornì agli inquirenti anche un biglietto manoscritto che, stando a quanto da lui affermato, sarebbe stato scritto dalla moglie Roberta la sera prima della sua scomparsa.

Questo biglietto autografo è stato naturalmente oggetto di indagine da parte degli esperti di Grafologia Forense ma i risultati delle analisi sono purtroppo sotto riserbo e non conosciamo le conclusioni a cui si è pervenuti.

Grafologia investigativa e criminalistica

Lasciamo da parte per ora la Grafologia criminalistica e rivolgiamo la nostra attenzione ad un’altra branca molto importante di questa scienza sperimentale.

In questo articolo studieremo più da vicino il fenomeno del suicidio e delle relazioni che può avere con la Grafologia ed in particolare analizzeremo la casistica relativa alle lettere di suicidio trovate dopo il verificarsi dell’evento, sia nei casi in cui il suicidio sia stato portato a termine, sia in quelli in cui si è verificato solo un tentativo.

Innanzitutto è importante chiarire che – stando a quanto emerso in uno studio condotto su un certo numero di scritture da un’equipe di Grafologi professionisti – la dott.ssa Sara Cordella in un recente Seminario di Grafologia investigativa, ha affermato che secondo i dati di quest’indagine non si può dire che esista un segno specifico che indichi la tendenza al suicidio ma solo una correlazione di segni grafici ricorrenti che possono cambiare a seconda delle modalità con cui è stato messo in atto il suicidio.

Girolamo Moretti, fondatore della metodologia di indagine della Grafologia italiana, sosteneva che è pericoloso parlare di tendenze e Sara Cordella afferma che a suo avviso è limitante cercare i segni alla tendenza suicidiaria.

Ma entrando nel vivo della nostra analisi, possiamo cominciare col dire che l’evento proprio del suicidio riguarda più il sesso maschile che quello femminile con percentuali il cui range di variazione è davvero notevole. Di seguito proponiamo uno specchietto illustrativo che indica le varie percentuali che sono emerse dallo studio analitico di 330 lettere analizzate dall’equipe della dott.ssa Cordella.

Maschi: 80%

Femmine: 11%

Duplice: 9%

La parola duplice indica casi di suicidio in cui sono stati coinvolti sia il sesso maschile che femminile, eventi in cui, ad esempio, due partner hanno deciso di mettere in atto l’azione suicidiaria insieme.

E’ importante precisare che i segni grafologici emersi durante l’indagine sono quelli analizzati sull’ultima lettera lasciata da chi ha messo in atto l’estremo gesto o da chi lo ha solo tentato e non sono quelli visibili nella scrittura corrente dei vari soggetti coinvolti nell’evento suicidiario.

La scrittura è sempre il prodotto simbolico di un qualcosa che ha a che fare con la vita e con il futuro delle persone. Questo è vero per la maggior parte delle grafie ma non per le ultime volontà testamentarie e nemmeno per le lettere di suicidio che sono invece vergate per scopi del tutto contrari alla vita e sono viste quindi in prospettiva della morte imminente.

Grafologia investigativa e criminalistica

La ricerca dell’equipe della dott.ssa Cordella ha evidenziato interessanti dati a livello grafologico ed extra-grafologico. E’ interessante notare che c’è relazione diretta fra la grafia corrente dei vari soggetti e la scelta del font di scrittura scelto per scrivere ad esempio al computer, le ultime volontà o la lettera di suicidio.

Non solo, c’è correlazione anche nella modalità di collocazione dei margini, nella scelta dei colori, degli ingombri, delle impostazioni generali, nella punteggiatura e persino nell’ortografia.

Molti esami sulle scritture nei diversi casi di suicidio vengono condotti seguendo precise metodologie suggerite dalla Linguistica forense che lavora sui dettagli delle parole e delle singole lettere.

Ma qual è la modalità di suicidio più scelta?

Sembra che l’impiccagione sia quella più diffusa, seguita dal colpo da arma da fuoco, dall’assunzione di monossido di carbonio, dall’ingestione di barbiturici, dalla defenestrazione o precipitazione, ecc.

Le donne ad esempio tendono a scegliere una modalità suicidiaria che non deturpi loro il viso. C’è talvolta una specifica accortezza nel curare questa particolarità quasi volessero esprimere la volontà di apparire belle ed in ordine anche nel momento estremo della morte.

Grafologicamente si è rilevato che il segno associato all’impiccagione è “Stentata”, cioè una grafia caratterizzata da tremori, stentatezze, intozzature e annerimenti (scatti dovuti alla tensione muscolare e causata da uno stato di inquietudine costante in cui sembra mancare ai soggetti scriventi la capacità di determinarsi e di prendere decisioni).

Il fenomeno legato al suicidio è davvero un grande mistero e purtroppo, può colpire qualsiasi persona o status sociale, persino soggetti religiosi come sacerdoti o frati che, forse a causa di una malattia incurabile che porta con sé molta sofferenza o di un problema di cui non si riesce a trovare una soluzione, non riescono a trovare la forza per andare avanti nemmeno grazie alla loro fede in Dio.  

Per ciò che riguarda invece i suicidi e i tentati suicidi, la ricerca pone in risalto che la scelta di assumere barbiturici o di utilizzare la modalità del taglio dei polsi è più diffusa in età giovanile che in quella avanzata e che all’opposto, in età matura o nella vecchiaia le modalità scelte per suicidarsi sono, soprattutto per i maschi, l’arma da fuoco, l’impiccagione e la precipitazione.

Riferendoci ancora ai segni grafologici che possono emergere nei casi di suicidio o tentato suicidio, c’è da dire che un Calibro delle lettere più grande porta con sé minori possibilità di elaborazione delle fenomenologie e quindi potrebbe essere un segno visibile nelle grafie di coloro che si suicidano o che tentano di farlo.

Grafologia investigativa e criminalistica – Modalità di indagine delle lettere di suicidio

Il Grafologo, quando si accinge ad analizzare una lettera di una persona che si è suicidata o che ha tentato di farlo, deve innanzitutto – come già si fa per la verifica dei testamenti olografi – stabilire se essa è credibile o meno, metterla cioè in relazione con la dinamica del supposto suicidio. Ne è un esempio il caso Tenco, il celebre cantante che si suicidò nel 1967 a Sanremo, nel corso del Festival della canzone italiana. Alcuni studiosi hanno affermato che la lettera trovata alla stanza 219 in cui alloggiava Tenco in quei giorni, non era autografa, cioè non era stata scritta di suo pugno. Da qui tutta una serie di congetture e di nuovi scenari nei quali qualcuno avanzava l’ipotesi dell’omicidio e non del suicidio del noto cantante.

Bisognerebbe capire chi ha analizzato questa lettera, perché in realtà, non c’è stato un solo Grafologo che svolge professionalmente il suo lavoro di indagine che si sia espresso per l’apocrifia.

Anzi viceversa, la lettera di Tenco da noi Grafologi, è considerata autentica. E’ importante infatti ancora evidenziare che un vero professionista, nel corso dell’analisi delle scritture, dovrebbe sempre svolgere il suo lavoro di indagine solo per far emergere la verità, operando senza pregiudizi, non per trovare ciò che cerca o quello che vorrebbe sostenere a difesa del cliente.

Qualcuno ha sostenuto che la lettera di Tenco è falsa solo sulla base della non conformità di una “L”, cioè la lettera maiuscola iniziale del nome. Un serio Perito Grafologo preparato sa benissimo che in realtà la Legge della direzione attentiva nel caso di presunte falsificazioni, impone che le possibili mutazioni della grafia si concentrino inevitabilmente sui tratti più appariscenti dello scritto proprio come le maiuscole.

Come avrebbe potuto un presunto falsificatore della grafia di Tenco, imitare la firma del cantante senza tenere conto delle lettere più appariscenti e riprodurre un modello molto dissimile dall’originale? Quello di Tenco è un caso peritale in cui nello scritto si verificano quelle che il compianto prof. Vettorazzo chiamava “differenze analogiche” casistica frequente in Grafologia Forense, difformità apparenti quindi che non fanno che rendere più credibile e genuino lo scritto indagato. Secondo noi è ciò che si verifica anche nel caso della lettera di Luigi Tenco.

Qualcuno ha avanzato persino l’ipotesi che il cantante sia stato drogato ma dall’analisi della sua scrittura, non sono emerse grafo-patie che possano ricondursi all’uso di sostanze stupefacenti.  Quando ad esempio si utilizza cocaina, le finali delle parole hanno la tendenza a cadere, a cedere sul rigo ideale di base e non sembra essere il caso di Tenco.

Grafologia investigativa e criminalistica – Mano guidata e dettatura

Un capitolo interessante che riguarda molto da vicino la Grafologia investigativa è quello della “mano guidata” che si manifesta con la presenza di tratti aerei all’interno della grafia. Sono tentativi non riusciti di appoggiare la mano sul foglio. La scrittura mette in risalto estrema angolosità, disomogeneità di pressione, forme più simili al gesto di chi guida che non del guidato. Inoltre il fenomeno della mano guidata è caratterizzato da fortissima pressione nei cambi direzionali.

In giudizio è difficile da dimostrare ed equivale ad una azione di coercizione fisica e psichica sul soggetto vittima.

Il fenomeno della dettatura che può talvolta incontrarsi durante l’analisi di testamenti olografi o di lettere e missive, si può manifestare con la presenza di grandi spazi bianchi nella scrittura ma è opportuno però osservare il contesto ed in particolare tenere conto della velocità grafica del soggetto scrivente.

Ecco le diverse caratteristiche grafologiche della dettatura:

  • Spazi irregolari
  • Spazi grafici disomogenei
  • Largo tra parole (tempi di attesa dovuti alla dettatura)
  • Rovesciamento degli assi letterali (non volontà di scrivere)
  • Maggiore angolosità (Resistenza all’azione)

Una annotazione per i Grafologi che si occupano di peritale. L’autorità giudiziaria non permette alcuna modifica delle immagini che vengono utilizzate durante la stesura della Relazione peritale. E’ permessa solo l’attività di “croping” cioè di ritaglio delle grafie ma sono vietati in genere, tutti quegli artifici grafici che possono essere svolti sulle grafie al fine di dimostrare una determinata tesi peritale.

Le scritture devono mantenere la loro natura originaria del reperto e non è assolutamente permesso modificare ciò che si vede.

Si conclude così questo Speciale Grafologia criminalistica dedicato ai segni ricorrenti nelle lettere dei suicidi e delle persone scomparse. Rimandando i lettori ai prossimi articoli di Grafologia investigativa.

Vi ricordiamo che il nostro Studio di Grafologia Forense è al vostro servizio per l’analisi della paternità degli scritti. Se avete bisogno di consultare un Perito Grafologo per la verifica di un testamento olografo, di una lettera anonima o di una firma, chiamate lo 0532 869696 o il 335 6158695 o compilate il Form nella sezione “CONTATTI” di questo sito.

Grafologia investigativa e criminalistica: articolo scritto da Giuseppe Amico (Consulente Grafologo ai sensi della legge n. 04/2013 della piattaforma www.periziacalligrafica.org/peritografologo).

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Perito grafologo forense ed esperto nella comparazione delle grafie per l'individuazione di eventuali falsi scritturali su testamenti olografi, firme autografe, lettere anonime e documenti manoscritti.

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